Leopoldo Franchetti
Leopoldo Franchetti nacque a Livorno nel 1847 da famiglia ebraica di ricchi commercianti. Il suo ebraismo rimase sempre in secondo piano, non fu praticante né ebbe rapporti strutturati con le comunità (così come sua moglie Alice).
Laureato in giurisprudenza a Pisa nel 1870, maturò un credo politico di conservatore illuminato con spiccata attenzione alla questione sociale e, dopo viaggi di studio in Germania e Inghilterra, questo lo portò a stabilire un rapporto privilegiato con Pasquale Villari e Sidney Sonnino. La collaborazione con quest’ultimo fu intensissima tra il 1876 (l’anno del viaggio in Sicilia e della pubblicazione dell’inchiesta) e il 1886 quando si chiuse l’esperienza delle due imprese editoriali giornalistiche («La Rassegna settimanale», 1878-1882, e il quotidiano «La Rassegna», 1882-1886).
Carattere riservato, austero, difficile, critico del milieu politico romano e dello spreco di denaro pubblico, fu deputato di lungo corso per la Destra, eletto ininterrottamente dal 1882 al 1904 prima nel collegio di Perugia poi in quello di Città di Castello. Molte le sue battaglie parlamentari, sempre all’insegna del rigore e dell’etica pubblica; particolarmente rilevante il ruolo ricoperto nei lavori della Commissione incaricata di indagare sull’organizzazione della Marina dopo le polemiche sulle commesse alla società siderurgica Terni (1904-1906).
Negli anni Novanta del XIX secolo dedicò grandi energie allo studio dello sfruttamento coloniale con fini di impianto di comunità di migranti del Mezzogiorno d’Italia: nel 1890 fu nominato dal ministro degli affari esteri Francesco Crispi commissario della colonizzazione eritrea, esperienza di direzione concreta di un’impresa difficile i cui risultati possiamo leggere nelle sue acute relazioni.
La questione coloniale fu sempre al centro della sua attività di studioso sul campo per la stesura di indagini economico-agrarie: nel 1908 fu in Benadir e nel 1912-1913 in Tripolitania in una missione che prese il suo nome, anche come membro fondatore della Società italiana per lo studio della Libia. Nel 1909 era stato nominato senatore.
Quando intorno al 1895 entrò in contatto con la famiglia Hallgarten declinò il suo filantropismo nella cura e finanziamento delle istituzioni benefiche a favore del popolo romano (asili e scuole in città, una colonia agraria fuori porta). Fu in questo contesto che emerse la figura di Maria Montessori e si venne elaborando il suo metodo; il rivoluzionario volume che lei pubblicò nel 1909 Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei bambini fu sostenuto moralmente ed economicamente dai coniugi Franchetti. Tra il 1907 e il novembre 1911 (data della prematura morte di Alice Hallgarten) seguì l’evoluzione dell’esperimento sociale nelle sue campagne di Città di Castello: una gestione quasi comunitaria della terra (che per eredità lasciò ai coloni), l’attivazione delle scuole di Montesca e Rovigliano, il finanziamento dei laboratori di tessitura.
Dopo la scomparsa della moglie si dedicò intensamente all’Associazione per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia, che presiedette dalla fondazione nel 1910 sino alla morte. Si deve fondamentalmente alla sua capacità di stabilire un rapporto di concorde, sebbene rude, operosità con gli “apostoli” sul campo (Zanotti Bianco, Alfieri, Malvezzi, Piacentini) e i sostenitori settentrionali dell’impresa (i Fogazzaro, Gallarati Scotti, Rusconi) se l’ANIMI si affermò rapidamente come la principale agenzia sociale nel Mezzogiorno, dapprima in Calabria poi altrove. Negli anni della guerra, deluso da un mancato coinvolgimento politico e dalla impossibilità di partire volontario, si rinchiuse caratterialmente su se stesso e il lento declino lo trovò impreparato a reggere il dramma dell’invasione austriaca del nord-est dopo Caporetto. Nella notte tra 3 e 4 novembre 1917 si tirò un colpo di rivoltella nella sua casa romana.